domenica 15 aprile 2012

L’Unrwa? Un ostacolo alla pace


Di David Bedein Un processo di pace ha avuto luogo 34 anni fa quando l’allora presidente egiziano Anwar Sadat fece uno sforzo senza precedenti a favore della pace proclamando una nuova politica di riconciliazione e di pace verso Israele. Sadat era a capo della più grande nazione della Lega Araba, vale a dire di quell’ente che nel 1948 aveva dichiarato una guerra di sterminio contro il nascente stato d’Israele, quella stessa Lega Araba che nel 1964 aveva generato l’Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) esattamente con lo stesso scopo: liquidare lo stato ebraico.
Il trattato di pace fra Israele ed Egitto del 1979 e il successivo trattato di pace fra Israele e Giordania del 1994 scaturito sulla falsariga dell’iniziativa di Sadat, accesero la speranza che il conflitto arabo-israeliano stesse finalmente per giungere alla fine e che trovassero finalmente soluzione tutte le questioni rimaste in sospeso dopo la guerra del 1948.
Fra le ferite rimaste aperte sin dal 1948 figura tuttora la rivendicazione delle considerevoli proprietà di quasi un milione di ebrei dei paesi arabi che dovettero lasciarsi alle spalle praticamente tutti i loro beni, insieme alla rivendicazione dei discendenti di poco più di mezzo milione di profughi arabo-palestinesi della guerra del 1948, che abbandonarono centinaia di villaggi arabi. Mentre i profughi ebrei dai paesi arabi vennero assorbiti in Israele, quasi cinque milioni di discendenti dei profughi arabo-palestinesi della guerra del 1948 continuano a languire nei 59 “campi profughi temporanei” allestiti dall’Unrwa (United Nations Relief and Works Agency) in Libano, in Siria, in Giordania, in Giudea e Samaria (Cisgiordania), nel distretto di Gerusalemme e nella striscia di Gaza, che oggi vengono finanziati con la bellezza di 1,2 miliardi di dollari all’anno da trentotto democrazie occidentali, con il governo Usa che copre il 25% del budget annuale dell’Unrwa. Un rapporto ufficiale dell’Unrwa pubblicato nel giugno 2011 descrive la situazione di indigenza delle strutture dell’Unrwa che gli stessi funzionari dell’agenzia contrappongono alla straordinaria crescita economica delle vicine città arabe di Ramallah, Jenin, Betlemme, Hebron e simili. Eppure, benché afflitta dalle ristrettezze, l’Unrwa non fa nessuno sforzo per cercare possibili soluzioni a lungo termine per i discendenti dei profughi arabo-palestinesi che da più di 60 si dibattono nell’indecenza della vita da sfollati. Basterebbe che l’Unrwa adottasse i principi dell’Alto Commissario Onu per i Rifugiati (UNHCR) per riabilitare migliaia dei suoi assistiti. Dopotutto l’UNHCR si è fatto di recente una grossa esperienza con i suoi sforzi per dislocare le migliaia di profughi arabi che ha soccorso in Iraq, sistemandoli in undici nazioni diverse in giro per il mondo a cominciare dal Cile. Viceversa, l’Unrwa infonde in milioni di discendenti dei profughi arabo-palestinesi la falsa illusione che possano un giorno essere re-insediati nei villaggi del 1948 dei loro progenitori, anche se quei villaggi non esistono più. Nel frattempo l’Unrwa non fa nemmeno lo sforzo di incoraggiare i discendenti dei profughi arabo-palestinesi a progettare una futura entità arabo-palestinese che possa presto essere istituita in Giudea e Samaria (Cisgiordania) e striscia di Gaza. L’Unrwa abbraccia piuttosto i programmi scolastici sul cosiddetto "diritto al ritorno” che vigono in Siria, Libano, Giordania e Autorità Palestinese, mentre le strutture dell’Unrwa ostentano le mappe della Palestina che dovrebbe sostituirsi a Israele, dove tutte le città israeliane sono descritte come città arabe. La scorsa estate la nostra agenzia (il Center for Near East Policy Research) ha filmato campi sportivi dell’Unrwa per bambini arabo-palestinesi dove il tema dominante era il “diritto al ritorno” ai villaggi dei loro bisnonni. Nel sistema scolastico dell’Unrwa, l’invito ad unirsi alla lotta armata per realizzare il “diritto al ritorno” ha trasformato i campi Unrwa in un terreno di coltura per i terroristi. Non è dunque per caso se, nel marzo 2009, i gruppi terroristi di Hamas hanno vinto per la quarta volta consecutiva le elezioni per il controllo delle associazioni di lavoratori e insegnanti dell’Unrwa.
Intervenendo lo scorso 19 settembre al National Press Club di Washington, Mordechai Kedar, ricercatore associato del Centro Begin Sadat (BESA) per gli Studi Strategici dell’Università Bar Ilan, ha definito l’Unrwa “un’istituzione anacronistica nata sessant’anni fa, che avrebbe dovuto morire di morte naturale da decenni, come in ogni parte del mondo, dopo lo sconquasso della seconda guerra mondiale. Invece – ha continuato Kedar – quello che fa l’Unrwa è perpetuare guerre degli anni ’40 tenendo artificialmente in vita problemi di profughi che in ogni altra parte del mondo si sono estinti più di cinquant’anni fa”. Kedar si è soffermato sul contrasto fra il motto dell’Unrwa, che è “la pace comincia da qui”, con le politiche dell’Unrwa che, ha detto, operano contro la causa della pace fra Israele e i suoi vicini. In breve, ha osservato Kedar, “l’Unrwa suscita fra gli arabi l’aspettativa di modificare radicalmente la demografia d’Israele, un’aspettativa che non si realizzerà mai. L’Unrwa sperpera fondi che potrebbero essere utilizzati molto più proficuamente”, fondi che il mondo, e soprattutto i contribuenti americani e occidentali, potrebbero usare per favorire la pace, anziché per ostacolarla.

(Da: Jerusalem Post, 2.10.11)
http://www.israele.net/articolo,3246.htm

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